Il Castello di Capiate
Il Castello di Capiate, conosciuto anche come ‘Corte di Sant’Ambrogio’, è un compendio archeologico ed edilizio unico nel suo genere, di grande importanza storica. Il complesso si caratterizza come un raro palinsesto di fasi costruttive dall’antichità sino all’epoca contemporanea, risultato di modificazioni che non hanno mai cancellato del tutto le fasi edilizie che si sono succedute. Parafrasando gli studiosi che se ne sono occupati, questa località è un prezioso scrigno di informazioni storiche che, fortunatamente, sono arrivate sino ai nostri giorni.
La fase più antica è di età romana: ad essa sono attribuiti i resti ancora visibili di un porticato – forse parte di una villa o di un tempio – inglobati nelle murature successive. Oltre al porticato, sono stati ritrovati anche un altare per i sacrifici e un’epigrafe del secondo secolo dopo Cristo, commemorativa di un importante personaggio che era anche sacerdote del culto degli imperatori Tito e Nerva.
Dopo la caduta dell’impero romano, nel periodo delle invasioni barbariche e della guerra contro gli Ostrogoti (tra il quinto e il sesto secolo) il tempio – o la villa – viene trasformato in un magazzino militare fortificato, per custodire armi o beni di valore.
Durante il regno dei Longobardi (tra il sesto e l’ottavo secolo), la curtis di Capiate – ossia le terre e gli edifici – viene a far parte dei possedimenti della Corona. Una parte delle terre appartengono a Rottopert, un alto funzionario regio.
Nella prima metà del nono secolo, i successori di Carlo Magno assegnano la curtis al Monastero di Sant’Ambrogio di Milano. I monaci coltivano principalmente la vite per produrre vino destinato a Milano. Nel decimo secolo, sopraelevano il magazzino fortificato per realizzare l’abitazione del gastaldo, cioè il rappresentante del Monastero incaricato dell’amministrazione della proprietà. Nel medesimo periodo viene costruito anche il recinto fortificato ancora visibile, per creare un piccolo castello rustico (castrum) destinato a custodire il raccolto e proteggere i contadini e i loro beni. La basilica dedicata a San Nazaro fa parte del Castello ma potrebbe risalire alla fine del periodo longobardo: i monaci la ampliano e, sempre nel decimo secolo, curano il rifacimento dell’abside nelle forme che ancora oggi si possono vedere. Attorno alla basilica si sviluppa una vasta area cimiteriale che è stata in parte messa in luce da scavi archeologici.
Nel Trecento, il Monastero di Sant’Ambrogio vende tutti i beni capiatesi alla famiglia Della Torre, che mira ad acquisire piccoli castelli per dislocare le proprie truppe. Siamo infatti nel periodo in cui questa famiglia, originaria di Primaluna, in Valsassina, è in lotta con i Visconti per la supremazia sul milanese. I Della Torre sono presto sconfitti. Il Castello di Capiate, con le sue terre, passa nelle mani prima della famiglia D’Adda, in seguito di famiglie di notai locali e, nel 1591, della famiglia Spini di Lecco, ricchi commercianti di rame.
Gli Spini ristrutturano una parte del complesso per farne la propria abitazione padronale. Nella rimanente parte mantengono gli edifici rustici destinati alle attività agricole e agli alloggi dei contadini. A metà del Seicento, a seguito di una complicata vicenda legale dovuta al mancato pagamento di una dote nuziale, gli Spini perdono l’intera proprietà di Capiate a favore della famiglia Mornico, già proprietaria della Villa Monastero di Varenna.
I Mornico tengono la proprietà per circa trecento anni, sino al 1901. Nel corso dell’Ottocento anche la parte padronale viene destinata ad alloggi per i contadini e all’interno del recinto fortificato sono costruite le stalle e i fienili. Anche l’antica basilica viene trasformata in locali ad uso agricolo e sostituita da una piccola chiesetta dedicata a San Giuseppe. il complesso di Capiate assume così l’assetto che oggi conosciamo.
Al momento il complesso di Capiate è in fase di restauro a cura dell’Associazione Capiate-Radici nel Futuro ONLUS (www.capiate.org). Visite guidate per gruppi limitati possono essere concordate scrivendo a associazione@capiate.org.