museo archeologico del barro -mab

Monte Barro, un insediamento fortificato, protetto a mezza costa sul lato sud del Monte da una cinta
muraria (“muraioo”) intervallata da torri di guardia, riconoscibile oggi per più di 1 Km, ma certamente
molto più estesa.
L’insediamento risale all’età tardoromana e altomedievale e si inserisce nel sistema prealpino di difese,
create tra V e VI secolo, contro le incursioni dei popoli barbarici, che minacciavano l’Italia.
Dopo la deposizione dell’ultimo Imperatore romano d’Occidente Romolo Augustolo da parte di Odoacre, i
Goti guidati da Teodorico avevano infatti progressivamente occupato il territorio italiano, questo portò
dopo pochi decenni alla guerra di riconquista da parte dell’Imperatore d’Oriente (detta anche guerra
“gotico-bizantina”, 535-553). Secondo le fonti storiche, alcuni eventi della conquista gota si svolsero
proprio nella nostra regione, come la battaglia dell’Adda, dove perse la vita il generale di Odoacre Pierius, la
cui lapide sepolcrale si trova nella chiesa di S. Stefano a Garlate. Possiamo quindi ipotizzare che il castrum
di Monte Barro abbia avuto un ruolo importante in queste vicende.
Gli scavi archeologici, condotti tra il 1986 e il 1997, hanno portato alla luce numerosi edifici, di cui dodici
indagati e in parte restaurati per costituire l’Area Archeologica dei Piani di Barra, e hanno permesso di
aprire un Museo per raccontare la storia della fortificazione, fino al suo intenzionale abbandono preceduto
da una quasi completa distruzione.
La peculiarità del MAB sta proprio nell’abbinamento tra Area archeologica e Museo, dove la prima
costituisce il luogo delle scoperte e delle ricerche, e il secondo rappresenta lo spazio dove sono conservati i
reperti emersi dagli scavi e organizzate le memorie di essi, fornendo al visitatore una narrazione completa e
accattivante degli eventi storici.
Il Museo, articolato su due piani per una superficie complessiva di 150 mq, accessibili a tutti, offre molti
spunti di conoscenza e curiosità, attraverso pannelli, ricostruzioni grafiche, plastici tridimensionali e video.
Al primo piano si sviluppa la storia delle ricerche, l’inquadramento storico e il quadro generale
dell’insediamento, con numerose planimetrie e foto che permettono di apprezzare la topografica del parco
e la distribuzione delle strutture.
I materiali esposti nella prima sala provengono dal cosiddetto Grande Edificio, il palazzetto dove risiedeva il
capo dell’insediamento militare, il pezzo più importante dell’esposizione è la corona pensile in lamina di
bronzo traforata, un pezzo unico di grande valore simbolico.
Al piano inferiore sono esposti gli oggetti rinvenuti negli altri edifici, distribuiti per tipologia e funzione.
Di grande importanza le monete, tra cui un tremisse in oro coniato negli anni dell’Imperatore Giustinano
(527-565), che permettono di datare con buona certezza la vita dell’insediamento. Numerosi gli oggetti di
abbigliamento e ornamento, anelli, fibule e modesti gioielli femminili in vetro colorato. Le attività
domestiche sono le più rappresentate, per la tipologia dei materiali, ceramica, pietra ollare, vetro, metallo,
che meglio si conservano negli strati del terreno: abbondano così i recipienti da cucina e da tavola, gli
strumenti da lavoro, anche femminile, come fusaiole per filare, pesi da telaio, aghi e uncinetti da cucito.
Grazie allo studio dei resti organici carbonizzati, semi, frutti, legni, e delle ossa di animali rinvenute, si è
ricostruita anche l’alimentazione degli abitanti del villaggio: la dispensa comprendeva cereali, frumento,
orzo, segale, legumi e frutti spontanei; si consumava carne di suini, ovini, bovini in quantità minore,
cacciagione e pesci di lago. Lo studio dei carboni di legni hanno permesso anche di ricostruire l’ambiente
vegetale dell’epoca.
L’assenza di armi, che può apparire sorprendente in un sito militare, si spiega con l’abbandono volontario
da parte degli occupanti residenti, che probabilmente distrussero col fuoco la fortezza per non lasciarla
intatta nelle mani dei nemici.

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