museo beato serafino morazzone

Il Museo del Beato Serafino Morazzone ha sede nella canonica adiacente alla neogotica chiesa parrocchiale di Chiuso (1903) dedicata a Santa Maria Assunta, nel pittoresco borgo che ancora conserva l’aspetto e il sapore antico descritto da Manzoni.

 

Il museo ospita cimeli della vita del Beato Serafino Morazzone (Milano, 1747 – Lecco, 1822) testimonianze dei suoi rapporti di amicizia con Alessandro Manzoni e della venerazione successiva per questa esemplare figura di sacerdote.

 

Nella sala principale è conservato l’affresco di Casimiro Radice (Milano, 1834 – Malgrate, 1908),  del 1867, che rappresenta la conversione dell’Innominato, scena dei Promessi Sposi ambientata da Manzoni nella canonica del “buon curato di Chiuso”, proprio per rendere omaggio all’amico sacerdote, scomparso il 13 aprile 1822, mentre il grande romanziere stava completando la prima edizione del suo capolavoro, il “Fermo e Lucia”.

 

Poco distante, a pochi minuti di cammino, si trova la duecentesca chiesa di S. Giovanni Battista, detta anche chiesa del Beato Serafino perché qui ha officiato ed è stato sepolto il sacerdote Don Serafino Morazzone, beatificato nel 2011. Nel XIX secolo, gli abitanti ricavarono una cappella a destra della navata per collocarvi le spoglie del curato, che già aveva fama di santità.

 

L’edificio presenta una navata unica con un presbiterio quadrangolare coperto da una volta a botte. Le decorazioni pittoriche contribuiscono ad impreziosire l’interno, tra cui spiccano i Dottori della Chiesa e l’ampia Crocifissione nel presbiterio. 

 

Questi affreschi furono realizzati negli ultimi decenni del XV secolo da un maestro sconosciuto influenzato dalla cultura figurativa bresciana, che non è ancora stato identificato. La tradizione attribuiva questi affreschi a Giovan Pietro da Cemmo, ma recentemente è stata avanzata l’ipotesi che si tratti dei fratelli Baschenis o del Maestro di Nave.

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