orrido di bellano e ca’ del diavol

Si tratta di una gola naturale creata 15 milioni di anni fa dall’erosione del torrente Pioverna e del Ghiacciaio dell’Adda che, nel corso dei secoli, hanno modellato la roccia in gigantesche marmitte, tetri anfratti e suggestive spelonche.

Lo stretto canyon è visitabile grazie ad un sistema di passerelle ancorate sulle alte pareti a picco sull’acqua, dove il fascino del luogo assume sfumature diverse, e che recentemente sono state allungate fino a raggiungere la grande cascata posta più a monte.

Gli spazi angusti, i particolari giochi di luce riflessa sulle pareti rocciose e sull’acqua, la vegetazione che rimanda a ambienti più tropicali e il frastuono delle cascate che si infrangono sulla pietra ha da sempre ispirato moltissimi scrittori che ne hanno raccontato la bellezza o hanno costruito alcune leggende come quella di Taino o quelle legate alla Cà del Diavol.

Successe a Stendhal che lo citò nel suo Viaggio in Italia, successe a Johann Jakob Wetzel che lo descrisse come “un teatro di bellezza e spaventi, [da cui] si sente uscire un rumore simile a quello del tuono” e successe ancora al poeta bellanese Sigismondo Boldoni che lo definì “Orrore di un’orrenda orrendezza”.

Bellano è sempre stata legata all’acqua: non solo a quella del lago ma anche a quella dell’Orrido perché, con la sua potenza, ha garantito per secoli la forza necessaria per far muovere le macchine presenti nelle sue numerose fabbriche e di conseguenza per garantire ai cittadini lavoro e benessere. Dal primitivo sistema di canali e gallerie al più moderno impianto di condotte forzate, infatti, le acque del Pioverna sono state sfruttate prima dalle ferriere, dalle filande e dal cotonificio e poi dalla più recente centrale idroelettrica; tutte queste attività hanno in comune il luogo in cui sorgono o sono sorte: lo sbocco dell’Orrido, il punto migliore per sfruttare il naturale salto dell’acqua.

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