villa monastero casa museo e giardino botanico

CASA MUSEO VILLA MONASTERO
 
Le vicende di Villa Monastero di Varenna si svolgono in un arco di tempo piuttosto lungo: il suo attuale aspetto di dimora eclettica di fine Ottocento è il frutto di vari interventi che si sono sovrapposti in nove secoli di vita.
 
La Villa nasce infatti dalla trasformazione di un antico monastero femminile di fondazione cistercense dedicato a Maria Vergine, sorto alla fine del secolo XII per filiazione di quello di Acquafredda, nella vicina Lenno.
 
I lavori di edificazione della dimora spettano alla famiglia valsassinese Mornico, che detenne la proprietà per più di tre secoli e la rese nota sul Lario come “Villa Leliana”, dal nome di colui che trasformò il cenobio in residenza tra il 1609 e il 1645. Conserva tuttora l’impianto complessivo originario seicentesco, come evidenzia l’arioso loggiato a lago, pur con varie trasformazioni subite nel corso dell’800.
 
Nel 1862 la dimora venne venduta all’ingegnere Pietro Genazzini di Bellagio, che si stabilì a Varenna e intraprese alcuni lavori di sistemazione; pochi anni dopo, nel 1869, fu costretto a rivenderla per dissesti finanziari.
 
Il nuovo acquirente fu un personaggio di spicco del mondo milanese, Carolina Maumari vedova Seufferheld (1811-1894).
 
La gentildonna era figlia terzo genita del negoziante di seta svizzero Giovanni Bartolomeo Maumari e di Maria Antonietta Blondel, sorella di Enrichetta, sposa di Alessandro Manzoni; la sorella Luisa sarà moglie del patriota Massimo d’Azeglio, che in prime nozze si era legato a Giulia Manzoni, figlia dell’autore de “I Promessi Sposi”.
 
La Villa era assai frequentata in questo periodo: a Varenna si ritrovavano infatti personaggi di spicco del mondo culturale contemporaneo, poiché il Lario deteneva già nella prima metà dell’800 il primato fra i laghi lombardi per il turismo di circolazione, grazie al notevole sviluppo delle comunicazioni. La posizione suggestiva, un poco defilata rispetto al borgo, e le sue origini antiche, menzionate da tutte le fonti a partire dal tardo Quattrocento, rendono sicuramente interessante, oltre che piacevole, nella seconda metà dell’800 una visita a Villa Monastero, anche in virtù del giardino, sempre menzionato nelle guide ottocentesche insieme ai natali illustri e al passato religioso del luogo.
 
Passata in seguito ad altri proprietari che le conferirono il suo attuale aspetto di dimora eclettica, con particolare gusto nordico grazie soprattutto al tedesco di Lipsia, Walter Kees, che la ristrutturò tra il 1897 e il 1909 e ampliò il giardino fino a raggiungere le dimensioni attuali con un fronte lago di quasi due chilometri, venne requisita nel 1918 dallo Stato italiano come debito di guerra e nel 1925 fu acquistata dai milanesi De Marchi, di origini svizzere. Questi nel 1939 la donarono affinché divenisse bene pubblico e sede di un museo.
 
Nel 1940 il giardino venne reso accessibile e nel 1953 sorse il centro congressi, tuttora attivo, che accoglie convegni a carattere culturale e scientifico (tra questi si ricordano i corsi estivi della prestigiosa Scuola Italiana di Fisica, che hanno visto la presenza di più di sessanta Premi Nobel).
Nel 2003 venne realizzata nella parte monumentale la Casa Museo per preservare le raccolte qui collocate, oggi visitate annualmente da più di 64.000 visitatori: il percorso museale è costituito da 14 sale interamente arredate, che hanno mantenuto decorazioni e mobili originari.
 
Nel 2004 ha ottenuto il riconoscimento museale dalla Regione Lombardia. Nel 2009 l’intero compendio, entrato successivamente a far parte delle proprietà del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è stato acquistato dalla Provincia di Lecco.
 
IL GIARDINO BOTANICO
 
Il parco costituisce nel suo insieme un importante complesso naturale e paesaggistico di grande attrattiva, che si affaccia lungo la sponda orientale del Lago di Como in una stretta lingua di terra che si distende per circa due chilometri da Varenna fino alla vicina frazione Fiumelatte. È opera di secolare artificio grazie al quale i fianchi scoscesi della riva vennero adattati nel corso dei secoli con un disegno scenografico di notevole impatto.
 
La disposizione del terreno in terrazzamenti ha favorito l’articolazione del Giardino in una sequenza di inquadrature diverse con qualche elemento ricorrente, come i filari di cipressi lungo il viale d’accesso della Villa che contraddistinguono l’ambiente, i cedri del Libano oppure le siepi sempreverdi.
 
Le caratteristiche che oggi si possono leggere, pur con i possibili mutamenti operati nel corso del primo ‘900 dalla famiglia De Marchi (proprietaria di Villa Monastero dal 1925 al 1936 prima di lasciarla per il pubblico utilizzo) sono dovute nell’impianto complessivo al tedesco Walter Kees. Il ricco imprenditore di Lipsia acquistò la dimora nel 1897 dai proprietari che erano subentrati ai valsassinesi Mornico, ai quali si doveva l’erezione della Villa, frutto della trasformazione seicentesca di un antico monastero cistercense. Kees ampliò notevolmente il parco: stretti terrazzamenti vennero creati per inserire specie botaniche particolari.
 
Le caratteristiche sono infatti quelle comuni per i giardini lariani di fine ‘800, nei quali prevale l’interesse per la rarità grazie all’inserimento di novità botaniche provenienti da tutto il mondo. Di particolare interesse sono le specie arboree esotiche disseminate per tutto il giardino, che dimostrano anche la felice situazione climatica di Varenna: palme africane e americane, agavi, yucche, dracene, agrumi e oleandri, oltre ad alcune rarità botaniche quali l’Erythea armata, palma a grandi foglie argentee a forma di ventaglio, la Chamaerops excelsa, la Chamaerops humilis, l’Erythea edulis, la Jubaea spectabilis, la grande collezione di agrumi.
 
Grazie a un notevole lavoro di valorizzazione le essenze sono state implementate e oggi superano i 900 esemplari; questo ha consentito di ottenere il riconoscimento regionale di Giardino Botanico.
Tra questi si segnalano numerosi tipi di Jasminum ed erbe aromatiche nell’area delle profumate al di sotto della portineria (zona didascalizzata per non vedenti), una straordinaria collezione di rose inglesi, un’altra di rare specie di Wisteria (glicine) insieme a numerose qualità di querce, con vari esemplari di Hydrangea panicolata e di Hydrangea quercifolia, oltre a una particolare collezione di felci e peonie multicolori, che affiancano oleandri e sempreverdi nella passeggiata a lago.
 
Il percorso attraverso il parco consente di apprezzare anche la pregevole decorazione architettonica che costituisce un tutto unico con il giardino, arricchita da vari elementi quali statue, tempietti, vere da pozzo, rilievi decorativi e fontane, che affiancano la vegetazione fino alla Kaffeehaus, al limite estremo meridionale, richiamando gli stili dal barocco al classico fino al moresco secondo il gusto eclettico dell’epoca. Tra tutti spicca il gruppo scultoreo La Clemenza di Tito, ultima opera realizzata dall’artista neoclassico Giovanni Battista Comolli (1775-1830), qui collocato a inizio ‘900 proveniente dalla Villa Bagatti Valsecchi di Cardano presso Menaggio. 

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