MERATE E LA VERDE BRIANZA

Un itinerario in Brianza

Da Merate a Bulciago

partenza/arrivo

Merate/Bulciago

periodo

Weekend primavera/estate

durata/lunghezza

Da 1 a 3 giorni

Ospitato in un’aula del Collegio “Alessandro Manzoni”, il Museo Civico di Storia Naturale Don M. Ambrosioni di Merate custodisce una notevole raccolta naturalistica donata dal professor Don Michelangelo Ambrosioni, docente del collegio dal 1891 al 1935 e appassionato collezionista. Concepito come supporto didattico per le scuole del territorio, il museo propone un’ampia esposizione di circa 2100 reperti contenuti in vetrine corredate da pannelli didascalici. Nella grande sala al primo piano si trova l’esposizione di minerali e la teca di paleontologia che comprende alcuni interessanti organismi fossili, vegetali e animali, ritrovati nell’area lecchese. La sezione zoologica, costituita da animali naturalizzati esposti seguendo la classificazione biologico-ambientale, è collocata nelle due sale laterali. Notevole è la raccolta malacologica.

Al secondo piano del Museo, sono visitabili una raccolta petrografica e tre grandi teche dedicate alla botanica e alla fisica. In una sala, intitolata al Comandante italo-canadese Giacinto Lazzarini, l’agente segreto e coordinatore di alcuni gruppi partigiani che nell’aprile del 1945 riuscì ad impedire un pesante raid aereo sul meratese, si trova la sezione storica dedicata alla Resistenza, nella quale sono conservati i reperti e i documenti dell’archivio Lazzarini, oltre a cimeli bellici e pubblicazioni sulla storia della Resistenza.

La Fondazione Giuseppe Mozzanica di Pagnano, frazione di Merate, facilmente raggiungibile a piedi dalla stazione ferroviaria attraverso un percorso pedonale di circa 20 minuti, è nata per preservare e far conoscere l’opera di uno scultore e pittore schivo, restio all’autopromozione, legato a un’idea di lavoro artistico profondamente etica, prima ancora che estetica. Costituita nel 2007, la Fondazione ha il suo cuore nella gipsoteca, insieme scrigno e laboratorio, fatta costruire dall’artista stesso negli anni Cinquanta nella corte della propria abitazione. Qui sono esposti i gessi, ma anche le opere in marmo, bronzo e terracotta, realizzati fra gli anni Venti e i Sessanta, a testimoniare una ricerca rigorosa e coerente. Oltre alle opere scultoree (circa 260 pezzi), la collezione comprende anche i disegni e i dipinti dell’artista, nonché un’importante serie di lastre fotografiche: un corpus di 183 elementi a dimostrazione del metodo di lavoro dell’artista, che si basava sull’osservazione della realtà con poche concessioni ad abbellimenti e reticenze. Ne emerge un affresco della piccola e media borghesia lombarda, quella stessa committenza che sceglie Mozzanica come autore di numerosi monumenti funerari, ma anche di soggetti più vicini e familiari, come i contadini, le donne, i giovani e i bambini. Una ricerca dell’armonia, della regola e della compiutezza ispirata all’arte antica e supportata da una profonda conoscenza dell’anatomia umana, che si traduce in una resa classica delle proporzioni, studiate sempre con rigore scientifico. Con il suo aspetto di laboratorio artigianale e gli armadi che ancora raccolgono i colori e gli strumenti di lavoro, questo piccolo edificio vi permetterà di avvicinarvi in modo inedito e diretto all’opera e al linguaggio di Mozzanica.

Con fisionomia museale rara, forse unica, i Tre Tetti di Sirtori non si presentano come rassegna di opere, ma come articolatissima opera complessiva dentro la quale si cammina. Arte del paesaggio, arte della luce, architettura, scultura, pittura, design si intrecciano senza confini con la poesia e la musica fino alla spazializzazione dei suoni, costruendo un unicum polisemico, dove il vero protagonista è il metalinguaggio che le unisce. Il museo si apre al tramonto, quando sulle ombre della sera le “sculture luminose” cominciano a ritagliare il paesaggio notturno che Giorgio Riva ha ideato per questo dosso del parco di Montevecchia: a quell’ora i Tre Tetti si affacciano come una balconata sul brulichio scintillante delle città di fondovalle. Le luci di Milano, le stelle e, quando c’è, la luna fanno parte del componimento. Ma vi concorrono anche i suoni: versi di Dante, di Omero e del Pierrot di Schoenberg, oppure voci, note e rumori con cui l’autore traccia, tra le fronde dei boschi, traiettorie acustiche in una pienezza avvolgente di sollecitazioni multisensoriali e sinestesiche. Il museo è un’opera concepita come trama di percorsi, ciascuno dei quali è costellato di segni, forme, simboli che la mano dell’artista ha decostruito e sottratto ai codici e ai significati abituali, per svelare altri possibili anelli d’interconnessione. E li ricompone infatti in un universo straniante e metamorfico dove gli spazi, le figure geometriche, le lettere dell’alfabeto, e perfino i segni d’interpunzione, si presentano e s’intrecciano come fossero personaggi creati per un’immediata fruizione di tutti i sensi, come a teatro. La magia del luogo consiste proprio nel proporre con purezza di forme e bellezza di immagini un approccio semplice, quasi intuitivo, anche alle sintassi e alle concezioni spaziali più complesse. Edi Minguzzi, presidente designato del costituendo museo, così compendia l’ispirazione che dà vita ai Tre Tetti: “All’occhio dell’artista il mondo rivela, insieme agli eventi, il loro principio, insieme alle parole, la loro matrice. In questo sta la concezione dell’arte di Giorgio Riva: inventare spazi fantastici nel linguaggio universale della metamorfosi e della polisemia”.

Il progetto architettonico dei Tre Tetti risale al 1969, le prime sculture e la siepe a catenaria sono degli anni ’90, la prima mostra di Sculture luminose è del 2005, dal 2012 mostre e concerti si susseguono ogni estate. L’architettura mobile del Teatrino dell’Erba Maderna risale al 2014.

Il Museo delle Tradizioni Contadine di Bulciago conserva oggetti della vita quotidiana del mondo contadino locale. Illustra i modi di vita e del lavoro che si svolgevano in questa zona tra la fine dell’800 e il primo Novecento.

Lost your password?
Translate