L’ALTO LAGO TRA STORIA E NATURA

Un itinerario tra storia e natura

Da Colico a Dervio

partenza/arrivo

Colico/Dervio

periodo

Weekend primavera/estate

durata/lunghezza

Da 1 a 2 giorni

A Villatico, frazione di Colico, il Museo della Cultura Contadina accoglie una ricostruzione fedele della casa contadina fra Otto e Novecento, a cominciare dalla grande cucina a piano terra, riscaldata dal camino e provvista di una credenza con le suppellettili per preparare e consumare i pasti, un tavolo attorno al quale si riuniva tutta la famiglia, una cassapanca per la conservazione degli alimenti e una per sedersi attorno al focolare. Nella stanza adiacente, è visibile anche la camera con il letto matrimoniale in ferro battuto e corredato da materasso in brattee, lenzuola, coperte e copriletto. Mentre nel guardaroba sono appesi abiti e accessori d’epoca e una cassapanca custodisce una preziosa dote matrimoniale in lino. Proseguendo al piano terra, il museo vi offre la possibilità di scoprire le principali attività agrosilvopastorali del territorio, che comprendono la fienagione, la lavorazione casearia, l’allevamento, la cerealicoltura e la viticoltura. Senza dimenticare tutte quelle attività artigianali, spesso praticate fra le mura domestiche, come la lavorazione della lana, del ferro, del legno o del cuoio. Un ulteriore allestimento è infine dedicato alle mansioni tipicamente femminili, con un’interessante raccolta di macchine da cucire e strumenti per la filatura della lana, dono dei colichesi. Circondato da un ampio spazio erboso con un angolo adibito a orto per la coltivazione di erbe officinali, il museo è inoltre impegnato nella custodia di beni immateriali quali il culto religioso, il ruolo della donna, i rapporti familiari e generazionali, i proverbi, le leggende, i riti e le consuetudini che caratterizzavano la comunità locale.

Il Complesso storico del Forte di Montecchio, costruito tra il 1912 e il 1914 a Colico, compare fra le opere difensive più grandi e meglio conservate in Europa, ben inserito nel sistema della frontiera nord, la cosiddetta “Linea Cadorna” edificata per la Grande Guerra, e caratterizzato da alte mura in granito lavorato, numerosi ambienti e camminamenti sotterranei, tra cui una polveriera scavata all’interno della roccia per oltre 60 metri. Il Forte conserva ancora intatti i quattro cannoni originali di 149 mm modello Schneider in postazione girevole sotto cupola corazzata, l’impianto elettrico e il complesso sistema di aspirazione dei fumi. Capaci di una gittata di oltre 14 chilometri, gli imponenti cannoni erano in grado di controllare la bassa Valtellina, la bassa Valchiavenna e la porzione settentrionale del Lago di Como, grazie a una collocazione mirabile che gode di uno splendido panorama sull’alto Lario, lasciando spaziare la vista al Lago di Mezzola, alla foce dell’Adda e al Monte Legnone. Trasformato in polveriera negli anni Cinquanta, il Forte fu interessato da alcuni lavori di risistemazione con l’aggiunta di riservette nella parte sommitale della collina, un complesso sistema antincendio, un nuovo ingresso con corpo di guardia, garitta e cavalli di Frisia, oltre a uno stabile d’abitazione esterno chiamato “Casa del maresciallo”. Rimasto in servizio per molti anni, fino alla demilitarizzazione definitiva avvenuta nel 1981, il Forte era troppo lontano dal fronte combattuto per prendere parte alle azioni belliche; tuttavia, il 27 aprile 1945, i cannoni spararono per bloccare l’autocolonna tedesca che, sulla sponda opposta del lago, stava riparando in Germania dopo aver lasciato Mussolini a Dongo.

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