Musei del lavoro
Musei del Lavoro
civico museo setificio monti
Nell’antico setificio, creato da Pietro Monti agli inizi del 1800 e rimasto attivo fino al 1934, sono conservati gli ambiti produttivi della lavorazione della seta, con il grande torcitorio circolare del 1818 oggi restaurato.
Musei del Lavoro
muu – museo del latte e della storia della muggiasca
Collocato nell’antica latteria turnaria di Vendrogno, raccoglie oggetti, testimonianze e documenti relativi alla lavorazione del latte, attività che occupava buona parte della popolazione.
Musei del Lavoro
parco museo minerario
Le miniere, di proprietà della Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino, sono state riaperte nel 2002 dopo una completa opera di recupero. Le due antiche miniere di piombo “Anna” e “Cavallo”, rimaste in funzione dal ‘600’ .
Musei del Lavoro
civico museo della seta abegg
Fondato dalla famiglia Abegg, mostra rare testimonianze dell’industria della seta: dall’allevamento del baco col metodo Pasteur, alla trattura dei bozzoli nei secoli, ai filati di seta ottenuti con torcitoi circolari e lineari.
Musei del Lavoro
museo moto guzzi
Nel cuore della vecchia fabbrica di Mandello del Lario, dove il mito dell’Aquila nasce nel 1921, il museo conserva una ricca collezione di oltre 150 pezzi fra moto di serie e sportive, prototipi sperimentali e motori del famoso marchio lariano.
Musei del Lavoro
la ca’ di radio vecc
La raccolta dei coniugi Panatti, inaugurata nel 2014, accoglie radio e grammofoni d’epoca, suddivisi in cinque sezioni: l’area dedicata a Guglielmo Marconi, le radio americane, la sezione del ventennio fascista e il dopoguerra, il reparto anni sessanta.
Musei del Lavoro
museo cantar di pietra
Il Museo Canta di Pietra, inaugurato il 5 febbraio 2020 a Tremenico in Valvarrone, racconta in chiave esperienziale, attraverso un percorso interattivo, i temi forti delle ritualità della Valle, che rappresentano l’eredità più tenacemente vitale della cultura contadina e alpina.
Musei del Lavoro
molino maufet
Il Molino Maufet, un tempo appartenuto ai Frati Agostiniani di Gravedona e alla Famiglia Sciucco, è ora di proprietari privati che lo hanno restaurato integralmente e reso accessibile al pubblico.